Click | Convertire in sequenze di Dna tutto il patrimonio culturale?

L'idea è dell'azienda Microsoft che vorrebbe convertire tutto il patrimonio culturale in sequenze di geni, che occuperebbero molto meno spazio degli attuali hard-disk.

Tutto il sapere umano in una doppia elica del Dna? Ebbene sì,  ciò sarebbe possibile, traducendo il linguaggio binario dell’informatica fatto di 1 e di 0 nella lingua della genetica.

Bill Gates e i suoi collaboratori a cui si aggiungono gli informatici dell’Università di Washington si sono messi al lavoro e difatti sono riusciti a immagazzinare 200 megabyte in uno spazio piccolissimo, paragonabile alla punta di una matita,  in cui sono stati raccolti un centinaio di libri, un vero e proprio patrimonio dell’umanità, tra cui la Dichiarazione universale dei Diritti Umani in oltre cento lingue diverse, il database dei semi di Crop Trust e c'è stato pure lo spazio per inserire un video musicale, si tratta di This too shall pass, degli OK GO.

Come sono riusciti informatici, ingegneri e genetisti a fare ciò? Per prima cosa hanno tradotto la sequenza di 1 e di 0 nelle “lettere” delle quattro basi nucleotidiche che costituiscono il Dna e cioè A per adenina, C per citosina, G per guanina e T per timina. Fatto questo, è entrata in azione una startup di San Francisco, la Twist Bioscience, che ha avuto l'incarico di produrre il Dna corrispondente.

I vantaggi di questa idea sono principalmente legati allo spazio e alle minime dimensioni occupate dai dati. Microsoft Research ha calcolato  che un millimetro cubo di Dna potrà contenere dati per un esabyte che corrisponde ad un miliardo di giga.



Anche se duecento megabyte non sono così tanti, il fatto di archiviare dati su un dispositivo che non è un hard-disk è davvero innovativo. Gli hard-disk, infatti, non sono in grado di garantire la conservazione dei dati per più di dieci anni, invece, come ha detto Diego di Bernardo, professore presso l’Università Federico II di Napoli : “In questo modo, tutte le informazioni di cui disponiamo potrebbero essere sottratte al degrado e preservate per migliaia, o forse centinaia di migliaia di anni”.

Certo, il progetto è davvero ambizioso, tuttavia, la sintesi del Dna richiede costi e tempi tali che per adesso continueremo ad utilizzare i nostri “vecchi” hard-disk per archiviare e immagazzinare dati.

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