Comunicazione | Empatia e senso di appartenenza in un Team

L'empatia, come skill fondamentale per far parte di un team.

Il mondo è cambiato, la società sta cambiando e, ovviamente, anche il modo di “guidare” e “condurre” gli altri verso degli obiettivi è profondamente cambiato. Uno dei segni tangibili di questa “rivoluzione”? È proprio la rivalutazione delle Emozioni!

Il mondo è cambiato, la società sta cambiando e,
ovviamente, anche il modo di “guidare” e “condurre” gli altri verso degli obiettivi è profondamente cambiato.
Uno dei segni tangibili di questa “rivoluzione”?
È proprio la rivalutazione delle Emozioni!

Fino a pochi anni fa, a proposito di Risorse Umane, si parlava quasi esclusivamente di Quoziente Intellettivo (QI) come indicatore d’intelligenza che da solo poteva identificare l’abilità di una persona e predire il suo eventuale successo professionale. Una specie di paradigma indiscutibile che per decenni ha guidato i processi di selezione delle risorse umane da parte delle aziende, da quelle più grandi alle piccole imprese.
Il QI, fino a qualche anno fa, appariva come l’unico parametro interessante da valutare e considerare e: “Attenzione” questo avveniva anche nel mondo della Formazione scolastica.
Il team vincente a tutti i livelli? Quello composto da talenti, ovviamente, tutti con QI altissimi. Cavalli di razza e basta.



Poi, però, le cose sono cambiate e con la fine del XX e l’inizio XXI, tutto si è rivoluzionato.

Difatti, una vera e propria rivoluzione si è abbattuta (in parte imprevista e imprevedibile) su ogni ambito della società e della cultura. La Comunicazione è cambiata, diventando più veloce. Le relazioni interpersonali e i contatti (almeno da un punto di vista tecnologico) sono diventati più rapidi e semplici.

La relazione e le abilità ad essa legate, si sono improvvisamente rivelate di enorme importanza per realizzare qualsiasi progetto, eppure di questo concetto i classici della filosofia ne avevano già parlato secoli fa.
A tutti i livelli, essere una squadra, non è più stato sufficiente, ma è diventata sempre più importante la necessità di trasformare la squadra in “Team”.



Ci si è resi conto che il Quoziente Intellettivo non basta più e serve a poco “da solo” in un mondo che, in ogni cosa che fa, sembra concentrarsi non più sull’aspetto intellettivo e razionale dell’essere umano, ma principalmente sul suo bagaglio emotivo, sull’abilità di gestire le relazioni e sulla sua empatia nel comunicare.

Per guidare le persone e convincerle a svolgere un determinato compito non basta più mettere in campo delle competenze (expertise) di stampo esclusivamente tecnico. Così come sono finiti i tempi in cui il datore di lavoro o i dirigenti potevano permettersi di dare ordini dal proprio ufficio.  Oggi più che mai un team professionale ha bisogno di essere motivato e ispirato.
Per fare questo, una delle competenze fondamentali che rientrano tra quelle ormai famose denominate “soft skill” (competenze non specifiche rispetto a un ruolo, competenze relazionali trasversali) è proprio l’Empatia.



Che cos’è l’empatia? A cosa serve? E’ una dote innata oppure la si può addestrare?

Il termine empatia (già usato nella cultura greca) esprime la capacità di “mettersi nei panni dell’altro” percependone emozioni e pensieri. Il termine deriva dal greco, en-pathos “sentire dentro”, e consiste nel riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie, calandosi nella realtà altrui per comprenderne punti di vista, pensieri, sentimenti, emozioni e “pathos”. L’empatia è quindi un’importante competenza emotiva grazie alla quale è possibile entrare più facilmente in sintonia con gli altri.



Si comprende perciò tutto il “potere benefico” che l’esercizio dell’empatia può rilasciare anche e soprattutto nel contesto lavorativo, ma non solo. Sia che siamo dirigenti o dipendenti, insegnanti o genitori, studenti o figli, l’empatia e il suo esercizio (quindi il suo sviluppo), permette di stabilire relazioni efficaci con gli altri nostri interlocutori e questo in un team è determinante! Non potremo mai comprendere veramente gli altri se non li ascoltiamo in modo attivo e proviamo a “sentire” il loro stato d’animo, escludendo però ogni attitudine affettiva personale (simpatia, antipatia) e ogni giudizio morale.

In un panorama culturale e sociale sempre più fluido, in cui il concetto di rete sta sorpassando il concetto di gerarchia, emerge sempre di più l’importanza della soft skill per eccellenza, l’empatia, come elemento necessario per chi deve guidare un gruppo di lavoro… o per chi si trova a muoversi in un Team. Negli ultimi anni è stato sovvertito anche un altro “assioma” che caratterizzava la percezione della capacità empatica ovvero la convinzione che fosse una dote esclusiva di pochi e assolutamente innata!



Gli studi e l’opera di divulgazione del Prof. Daniel Goleman, autore di best seller come Intelligenza Emotiva (1995), hanno dimostrato che l’empatia è solo in parte innata e fa parte del bagaglio genetico dell’individuo. Goleman, parlando di Empatia all’interno del contesto dell’Intelligenza Emotiva, ha chiarito come la stessa Empatia ha bisogno di un addestramento continuo, di un “utilizzo” costante, per poter emergere ed essere migliorata, giorno dopo giorno.

Il capitale umano è fondamentale in questo momento storico, sociale e culturale perché è grazie ad esso che l’uomo (e i suoi valori) potranno essere recuperati e questo farà la differenza.  E saranno proprio le competenze di base, come l’empatia, a supportare un cambiamento positivo per la società, quindi siate più empatici con il prossimo :)

 

di Giuseppe Sferrazzo

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