La morte del noto scrittore Umberto Eco ha sconvolto un po' tutti quanti, sappiamo, che si è spento ieri sera alle 22:30 a Milano uno dei “vati” della letteratura italiana. Forse non apprezzato da tutti ma sicuramente la sua mente eccelsa e la sua penna (a volte avvelenata) lasceranno un segno indelebile nel panorama letterario del nostro Bel Paese.

Sin dall'inizio della sua carriera con la pubblicazione de Il nome della rosa (suo primo romanzo del lontano 1980) Umberto Eco ha dimostrato di propendere – o meglio di pendere – verso una maniera di scrivere a volte un po' noir in cui ha sapientemente voluto mescolare verità storica, religiosità e mistero.

Molti dei titoli delle sue opere sembrano essere evocativi di altro, come se Umberto Eco avesse voluto già fornire al lettore una sua personale chiave di lettura. Da bravo affabulatore quali egli fu - e di sicuro egli non fu ei siccome immobile visto i suoi numerosi impegni accademici e non - le sue storie – quasi fiabesche nel senso etimologico del termine – si danno ancora oggi molto da fare per portare in alto il vessillo della nostra magnifica lingua italiana in un'Europa che non sempre riesce ad apprezzare l'ecletticità tricolore.

Sembra più che doveroso dedicare queste poche righe a Lui e comunque, mi sa tanto, che la sua memoria non verrà mai meno. Quantomeno, egli è morto a casa sua, non come altri scrittori che, invece, non hanno avuto la stessa possibilità.