Paul Virilio, filosofo, sociologo e urbanista francese, teorico della dromologia nonché autore di una riflessione critica sulla pervasività delle nuove tecnologie e sui rischi associati, è morto lo scorso 10 settembre, all'età di 86 anni.

Virilio nasce a Parigi il 4 gennaio 1932, dal 1998 è stato professore emerito dell'Ecole Spéciale d'Architecture di Parigi, dove entrò nel 1968, per poi diventarne direttore generale nel 1975 e in seguito amministratore (1983) e presidente del consiglio d'amministrazione nel 1989.

Vincitore nel 1987 del Gran premio nazionale della critica architettonica, Paul Virilio, nel 1989 è stato nominato direttore di un programma d'insegnamento al Collège international de philosophie a Parigi, presieduto da Jacques Derrida.

Paul Virilio ha dedicato la sua vita e i suoi studi ad analizzare le strategie urbane di organizzazione del tempo. E' stato membro del comitato direttivo di riviste come "Esprit" e "Traverses".

Autore di numerosi saggi pubblicati in Italia e in tutto il mondo, tra cui "La macchina che vede", "La bomba informatica", "Città panico" e "L'incidente del futuro"; Virilio è principalmente noto per i suoi scritti sullo sviluppo della tecnologia in relazione alla velocità ed al potere, e difatti afferma che la tecnologia non può esistere senza la possibilità di incidenti.

Uno dei suo concetti principali è proprio questo: “quando si è inventato il battello, è nato anche il naufragio, quando si è inventato il treno, tecnologia per spostarsi più velocemente, è nata la catastrofe ferroviaria. È qualcosa di insuperabile che però la tecnocrazia censura, essa accetta infatti solo di vedere la positività del suo oggetto e dissimula senza posa l'incidente”.

Un grande pensatore ci ha salutati per sempre.