Informazione digitale a cura di Netdesign
Arriva una nuova accusa per FB. Il noto social di Mark Zuckerberg è stato denunciato dall’Aclu
Che il lavoro nobilita l’uomo, questo è ben noto a tutti, ma se un annuncio lavorativo contiene elementi che lo definiscono “riservato ai soli uomini” questo è veramente ingiusto.
A pagarne le conseguenze è il noto social di Mark Zuckerberg che ha ricevuto una nuova accusa firmata dall’Aclu, l'American Civil Liberties Union, la quale ha presentato una denuncia alla Commissione statunitense per le pari opportunità nel lavoro.
Secondo la onlus il sistema pubblicitario del social network permetterebbe a chi cerca lavoro di predisporre annunci di offerte basandosi solo sul genere, con la conseguenza di destinare gli annunci ai soli utenti uomini.
Questa è considerata una pratica illegale negli Stati Uniti ma anche in Italia, dove il servizio di ricerca di lavoro chiamato Facebook Jobs che dovrebbe essere aperto a tutti, in realtà non lo sarebbe affatto perché “discriminatorio”. Infatti, le offerte di lavoro dovrebbe essere fruibili per tutti, senza tenere conto dell’età anagrafica, del sesso e dell’orientamento religioso e sessuale.
Purtroppo, non è così, visto che tre donne dell’Ohio, della Pennsylvania e dell’Illinois non sono riuscite a visualizzare pubblicità e annunci per professioni tradizionalmente considerate maschili.
Nella documentazione presentata c’è anche la prova che dieci diversi datori di lavoro hanno pubblicato ricerche d’impiego su Facebook per professioni come, ad esempio, meccanico, riparatore di tetti e ingegnere per la sicurezza e che hanno sfruttato il sistema del social per controllare chi potesse vedere quegli annunci. Proprio questa personalizzazione ha consentito di promuovere un lavoro a "uomini fra i 25 e i 35 anni" che vivessero a Philadelphia o nelle vicinanze.
Ciò che contesta l’Aclu, non è tanto la pubblicità in generale ma per quanto riguarda le pubblicità a contenuto lavorativo, è la mancanza di trasparenza. Se, infatti, si clicca sulla pubblicità per capire come mai la si stia visualizzando, sostiene l’Aclu, mancano tutte le indicazioni specifiche sull’audience, e di conseguenza la definizione del solo pubblico maschile.
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